Corrida di Julio Viera. Olio su tela. Firmato e datato 1962. Dimensioni (senza cornice): 121x40,5 cm. Condizioni: ottime, con cornice. Lievi graffi agli angoli della cornice. Julio Viera nasce l'8 luglio 1934 a Las Palmas de Gran Canaria, nel quartiere di San Cristóbal. Fin da bambino prova una forte attrazione per il disegno, per il quale utilizza qualsiasi elemento a portata di mano (inchiostro di seppia, spezie, gesso, ecc.). A 17 anni, desidera già essere un genio e si paragona a Picasso, Dalí e Miró. Nel 1957, a soli 23 anni, inizia un viaggio trascendentale nella sua vita che segnerà la sua carriera artistica; si reca in Belgio per lavorare nelle miniere di carbone. L'anno successivo partecipa all'Esposizione Universale di Bruxelles (1958). L'anno successivo si recò a Roma, dove approfondi la conoscenza della pittura rinascimentale studiando le pennellate dei grandi artisti del Quattrocento e del Cinquecento: Bellini, Botticelli, Leonardo da Vinci, Miguel Ángel, Raffaello e Tiziano. Durante il suo viaggio, arrivò a Madrid, dove conobbe la pittura di Velázquez, El Greco (che avrebbe lasciato un segno indelebile nella sua opera) e Bosch, tra gli altri. Infine, arrivò a Parigi, dove risiedette per un decennio. Vicino di casa di André Breton, divenne un personaggio singolare di Montmartre e, a ragione, per le sue eccentricità e le sue manifestazioni artistiche che già trascendevano la pittura e si muovevano nel campo della musica e della letteratura, in questo periodo incontrò Picasso e strinse una profonda amicizia con il veterano Salvador Dalí. Nel 1968, sconvolto dal movimento studentesco del maggio, lasciò Parigi e continuò a viaggiare per il mondo: Berlino, California, Mosca e Messico, tra gli altri. In quest'ultimo, entrò in contatto e strinse amicizia con il suo ammirato attore Mario Cantinflas. Di nuovo alla ricerca di un luogo dove stabilirsi, arriva a Maiorca, dove stabilirà la sua residenza, alternando la vita tranquilla sull'isola con i viaggi a Roma, dove consegnerà le sue opere "El Cristo Negro" e "Il Cristo dell'Atlantico" a Papa Paolo VI in Vaticano; e a Madrid, dove pubblica "La follia donchisciottesca di chiamarmi El Genialísimo", con cui conia il termine eccentrico con cui si definisce.